Intervista a Wolfgang Petersen, Kurt Russell e Emmy Rossum

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Miss Plissken
view post Posted on 4/11/2006, 00:19




Wolfagang Petersen, vedendo i suoi film, sembra che lei mostri una vera e propria ossessione per l’acqua. C’è qualcosa di vero?
Credo tutto dipenda dal fatto di essere nato ad Amburgo, che è una città portuale. Non posso sottrarmi al fascino del mare e lo osservo come se avessi davanti agli occhi la più lampante metafora della vita: un ambiente spietato ma al tempo stesso romantico. In “Poseidon”, ovviamente, non è che ispiri proprio dei buoni sentimenti!

Crede si respiri ancora il clima dell’11 settembre, nell’incremento di pellicole catastrofiche?
Di certo è una ferita ancora aperta nel cuore dell’America. La paura prolifera invece di diminuire, ed il
pubblico cerca al cinema una soluzione catartica alle proprie ansie. La tranquillità è precaria e la produzione di film legati in modo specifico a quell’evento, come “United 93” o l’imminente “World Trade Center” di Oliver Stone, dimostrano che abbiamo appena iniziato a fare i conti con i nostri incubi. Anche io non ho potuto evitare di confrontarmi con quel tragico evento, ed un concreto rapporto con la storia è al contempo ciò che distingue questo remake dall’originale del ’72.

Ha fatto riferimento a qualche film sullo stesso argomento, come ad esempio “Titanic”?
Senza dubbio, la mente va subito al capolavoro di James Cameron quando si realizza un progetto come questo, ma le differenze sono in ogni caso enormi. Se in quel contesto era dominante la storia d’amore, che dava vita ad un’opera intimista e concentrata sulla relazione tra i due protagonisti, nel mio conta soprattutto la forza del gruppo, per dimostrare che i risultati si raggiungono soltanto restando uniti.

Cosa può dirci degli effetti speciali?
Che con il livello raggiunto oggi da essi si può fare qualunque cosa! Oltre ad impiegare al massimo la computer grafica, abbiamo ricostruito gli interni per ben due volte: una per realizzare la prima parte, dove era importante dar risalto all’eleganza del transatlantico; l’altra per la seconda parte, con la struttura interamente capovolta e trasformata in un inferno.

Kurt Russell, perché ha scelto di prendere parte a questo film?
Per il regista, innanzitutto, poi per il ricco compenso (ride)! In realtà, dopo aver lavorato 45 anni si ha la libertà di scegliere qualunque ruolo senza falsi snobismi, anche perché la qualità della tua prestazione si rivela sempre e comunque: sia in un film “d’impegno” che in uno d’intrattenimento. Vi assicuro, poi, che prepararsi ad una parte così fisica non è affatto facile.

Emmy Rossum, come si è preparata ad un personaggio così diverso dai suoi abituali?
E’ in effetti la prima volta che prendo parte ad un film di questo genere, lontano anni luce da “Il fantasma dell’opera”. Avendo ricevuto il copione a ridosso della tragedia dell Tsunami, però, ho sentito molto la responsabilità di recitare con cognizione di causa. Dovevo capire cosa potesse provare una ragazza come me in una situazione tanto tragica. Ho ascoltato allora le registrazioni dell’11 settembre, trovando la conversazione telefonica di una donna forte ma consapevole del suo drammatico destino. Non credo potrò mai dimenticarla.

 
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